
Schegge di smeraldo
Alta la marea
Ripara col pianto il mio cuore di pietra spezzato
Cancella dalla pelle la cicatrice a forma di scorpione
Sono ancora io
Amami
Sei ancora tu
Vivimi
Se dovessi descrivermi a parole, rispondere alla difficilissima domanda “Chi sono”, sicuramente inizierei col dire che sono una mamma, una moglie, un manager d’azienda, ma, soprattutto, sono una scrittrice. Una persona che, nel tempo, ha cercato di esprimere le sue sensazioni e le sue emozioni attraverso le parole.
Con la poesia, innanzitutto, uno di quei luoghi dell’anima che ho sempre esplorato. Nel 2007, infatti, ho pubblicato una silloge poetica “Ancora un alito di vento” (Edizioni Tracce). E poi con il racconto di storie, più o meno inventate, che racchiudessero, nei diversi personaggi, una parte di me, cercando di mantenere il senso poetico dei versi.
È bello rileggersi e rivedermi, nelle sfumature, nei “non detti”. È bello scoprirmi cambiata e riscoprirmi, ogni volta, uguale a me.
Guardandomi indietro, non saprei fissare il momento esatto in cui ho deciso di cominciare a scrivere.
In realtà, credo che, come tutte le cose belle della mia vita, sia capitato e basta.
Quando avevo sei, sette anni, mio padre mi ha regalato una di quelle agende che gli portavano in ufficio i fornitori a inizio gennaio per farsi pubblicità. Lui me l’aveva data pensando che ci avrei fatto degli scarabocchi sopra, invece, io cominciai a scriverci poesie in rima, pensieri sparsi, appunti e note di ogni genere. Ogni anno ne iniziavo una nuova. Più crescevo e più scrivere mi aiutava a vincere la mia timidezza, perché tutto quello che non sapevo dire a parole lo appuntavo su di un pezzo di carta. Quelle righe sono diventate, col tempo, la mia voce…


Non riesco a smettere di scrivere (neppure quando non scrivo veramente; nella mia mente, le immagini che vedo, diventano immediatamente frasi che raccontano, descrivono, associano) e non riesco nemmeno a smettere di cercare interlocutori per le mie storie. Ho bisogno che qualcuno le legga e mi legga. Per creare un contatto anche con chi non conosco e trasportarlo, anche se solo per un breve momento, nel mio mondo.
Tu, lettore, “prova a fidarti di me. Lasciati rapire e trasportare…”


